domenica 6 novembre 2016

ROMA - PIAZZA NAVONA E SANT'AGNESE IN AGONE



Piazza Navona è uno straordinario complesso urbanistico della Roma barocca: uno dei più spettacolari e caratteristici della città. La forma e le dimensioni derivano dall'antica arena dello  Stadio di Domiziano (81-96 d.C.), costruito prima dell'86 con una capienza di circa trentamila persone e orientato in direzione nord-sud per una lunghezza di m.275 e una larghezza di m.106. Fino agli ultimi tempi dell'impero la struttura dovette conservarsi immutata, tanto che l'imperatore Costanzo II (350 d.C.) poté ammirare lo Stadio completamente conservato e depredarlo, trasportandone i marmi a Costantinopoli. Considerato uno degli edifici più importanti del suo tempo, è probabile che vi si continuassero a celebrare gare ginniche fino all'inizio del V secolo. Di lì a poco dovette iniziarne la rovina, seguendo la generale decadenza della città, tanto che la popolazione fu costretta a raccogliersi intorno alle basiliche, sulle alture o in prossimità del Tevere.

Sulle gradinate dello stadio furono costruiti e ricostruiti gli edifici circostanti; i ruderi sono ancora visibili nel sotterraneo appositamente aperto dalla parte di piazza Tor Sanguigna e nella cripta della chiesa di sant'Agnese.  Le opere decisive per conferire alla piazza il suo aspetto attuale furono invece compiute a metà del secolo XVII da Innocenzo X Pamphili e dalla cognata, la chiacchieratissima donna Olympia,molto attiva, molto avida, ma che certo qualche merito lo ebbe. Per volere dei Pamphili, la piazza fu dotata di un grandissimo palazzo, di una chiesa tra le più ammirate e imitate, di una monumentale fontana, detta dei Quattro Fiumi. Questa doveva essere affidata a Francesco Borromini, poiché l'odiato rivale Gian Lorenzo Bernini era temporaneamente in disgrazia. Ma quest'ultimo era tanto geniale come artista, quanto abile come diplomatico e cortigiano e non gli fu difficile scalzare l'avversario che aveva un cattivo carattere e non sapeva trattare con i potenti.

Bernini trovò il modo di fare trovare nel palazzo di Donna Olympia, in un giorno di visita del papa, il modello del suo progetto per la fontana. Questo modello era in argento massiccio, per cui i maligni insinuano che la scelta fu determinata dalla avidità della signora, mentre i benevoli narrano che il papa fu subito affascinato dal progett, per cui l'incarico andò a Bernini. Alla fine dei lavori, nel giugno 1651, il papa si meravigliò di nuovo e si compiacque di tanta bellezza, rammaricandosi soltanto di non vedere zampillare l'acqua. Il Bernini si scusò, dicendo che bisognava aspettare, perché le condutture dovevano essere completate, ma, quando il pontefice stava per andarsene, mise in funzione a sorpresa le bocce e Innocenzo X commentò: "Bernini, col darci questa improvvisa allegrezza, ci avete accresciuto dieci anni di vita".    E' di fattura berniniana anche la statua del Moro, al centro dell'altra fontana, a sud della piazza, mentre la terza fontana a nord è stata eseguita nel tardo Ottocento. Per il Moro, l'architetto-scultore si ispirò al torso del cosiddetto Pasquino, che è il resto di un busto antico, raffigurante Menelao, con il cadavere di Patroclo tra le braccia.   


Al centro domina la fontana dei Fiumi, eretta nel 1651 da Gian Lorenzo Bernini, che si conquistò così il favore di Innocenzo X, dapprima a lui ostile. E' sormontata da un obelisco, imitazione romana del tempo di Domiziano, proveniente dal circo di Massenzio. 

Se facciamo un giro in senso antiorario vediamo i fiumi:

  • Il Rio de la Plata, opera di Francesco Baratta: è rappresentato come un selvaggio terrorizzato, che alza la mano per proteggersi dalla imminente caduta della facciata della Chiesa di Sant'Agnese. Secondo la leggenda, Bernini aveva scarsa fiducia nel lavoro del collega Borromini.

  • Il Nilo di Giacomo Antonio Fancelli. Con il volto coperto da un velo a simboleggiare il mistero delle sorgenti del fiume africano, in quel tempo ignote

  • Il Gange di Claudio Adam, lorenese. E' la figura più tranquilla: segno, forse, della serenità orientale.

  • Il Danubio, una delle non numerose sculture del lombardo-ticinese Antonio Raggi, noto stuccatore.

Nel monumento ci sono altri "personaggi":

  • Il Cavallo è il simbolo del Danubio.  E' una bellissima figura, con la criniera al vento e le zampe attaccate al suolo.

  • Il serpente di terra sta in agguato sopra il cavallo e resta seminascosto

  • Il Serpente di mare sta accanto al Nilo. E' un mostro che, a volte, viene scambiato per un coccodrillo

  • Il Leone si affaccia dalla scogliera e si abbevera

  • Il Delfino, in realtà, è un mostro tra i flutti che si contorce ai piedi di una cascata. Ha la bocca spalancata ed è l'unico scarico che ingoia l'acqua di tutta la fontana. Dalla seconda metà del Seicento fino al 1867, chiudendo quella bocca, si otteneva l'allagamento della piazza: lo spettacolo acquatico si ripeteva nei sabati e nelle domeniche di agosto'






Sul lato ovest della piazza spicca la chiesa di Sant'Agnese in Agone, sorta tra il sec. VIII ed l 1123 sul luogo sotto i fornici dello Stadio in cui, secondo la tradizione, la santa fu trasportata nuda per essere violentata; si salvò dalle insidie dei persecutori grazie ai suoi capelli miracolosamente cresciuti a tale scopo. L'area venerata  come luogo del martirio è identificata tradizionalmente in un fornice dello Stadio Agonale che fu trasformato in un piccolo santuario e divenne meta di pellegrinaggio. L'oratorio fu ingrandito e trasformato in una piccola basilica da papa Callisto II nel 1123.    L'attuale costruzione fu iniziata da Girolamo Rainaldi nel 1652 sotto Innocenzo X Pamphilj. Il Rainaldi che diresse i lavori insieme al figlio Carlo progettò un edificio a pianta centrale a croce greca con cupola senza tamburo, preceduta da un vestibolo e grandi nicchie nei pilastri all'incrocio dei bracci; la facciata rettilinea doveva essere collegata alla piazza da un'ampia gradinata. Il 3 settembre 1652 iniziarono i lavori della vecchia Sant'Agnese.

Nel 1653, dopo insistenti pressioni, soprattutto a causa della gradinata, il Rainaldi fu sostituito da Francesco Borromini (1653-57). Questi predispose un nuovo progetto, che eliminava il vestibolo, arretrando nella zona centrale una concavità che accogliesse una breve scala dal profilo curvilineo.   Ai lati, due bassi campanili dal profilo convesso nella parte inferiore e concavo in quella superiore, non dovevano ostacolare la vista della cupola, sostenuta da un ampio tamburo. Dall'agosto 1653 al dicembre 1654 i lavori procedettero celermente, ma furono presto rallentati dalla morte del pontefice (7 gennaio 1655). Il nuovo pontefice Alessandro VI nominò una commissione per valutare il lavoro di Borromini che nel 1657, prima di essere licenziato si dimise. Fu richiamato Carlo Rainaldi per portare a termine la costruzione e naturalmente modificò ancora il progetto. I campanili gemelli, su disegno di Borromini, e il rivestimento della cupola furono realizzati da  Giovanni Maria Baratta.  Fu coinvolto anche Bernini che apportò ampie modifiche all'interno.

La facciata borrominiana, divisa in tre parti con al centro il portale fiancheggiato da colonne corinzie che sorreggono un frontone triangolare, è incassato tra due palazzi (a sinistra palazzo Pamphilj e a destra il Collegio Innocenziano) e si sviluppa orizzontalmente tra due campanili a pianta ovale a più piani, retti da colonne binate agli angoli, che sostengono una trabeazione con vasi fiammanti e una copertura a cono che si restringe alla base. Il tamburo della cupola presenta, come contrafforti, otto lesene binate con capitelli corinzi. La realizzazione definitiva vanifica in parte l'effetto cercato dal progetto borrominiano: la sovrapposizione di due ordini convessi nei campanili interrompe la regola dell'avvicendarsi di linee concave e convesse.  


Guardando la chiesa di Sant'Agnese, a sinistra si alza Palazzo Pamphili, oggi ambasciata del Brasile, costruito da Girolamo Rainaldi, a cui si devono molti altri palazzi romani tra i più belli del barocco. Il palazzo fu la dimora di donna Olympia, al culmine del suo potere e dei suoi intrighi. In un angolo di piazza Navona si affaccia lo "spicchio" di un altro edificio famoso, palazzo Braschi, costruito nel 1792 dall'architetto Cosimo Morelli per volontà di Pio VI Braschi, il papa che sarà deportato per ordine di Napoleone. L'edificio più antico tra quelli incastonati nel perimetro della piazza è la Chiesa di Nostra Signore del Sacro Cuore, in precedenza San Giacomo degli Spagnoli, di fronte a palazzo Pamphili. La chiesa, inaugurata nel 1450, è uno dei primi documenti del Rinascimento romano. Nonostante due rifacimenti: nella seconda metà dell'Ottocento e nel 1930, quando fu aperto corso Rinascimento. Tuttavia il tempio conserva preziose sopravvivenze, come la cantoria e la cappella di san Giacomo, capolavoro di Antonio da Sangallo, il Giovane. 



PIAZZA NAVONA


















La Fontana del Moro, la statua del quale è pure di fattura berniniana.




Nettuno nella fontana omonima. E' la più settentrionale delle tre fontane della piazza, essendo stata realizzata nel tardo Ottocento.













L'ambasciata brasiliana











                                          Complesso termale di Nerone                         Teatro o Odeon di Domiziano

  • Fiancheggiava lo stadio il grande complesso termale realizzato da Nerone, con palestre, piscine, parchi e biblioteche, sistemati intorno ai bagni riscaldati

  • Lo stadio di Domiziano, finito nell'anno 86 d.C., non è che la versione definitiva in pietra di una arena in legno e terra, voluta da Cesare e poi rifatta da Nerone

  • La pista era lunga 276 metri, come uno stadio olimpico e mezzo, ed era larga 54 metri. Si calcola che potessero trovare posto, sulle gradinate, circa ventimila spettatori

  • Al contrario del circo, lo stadio è privo della "spina" centrale e dei "carceres" per la partenza dei carri. Era adibito infatti a saggi di ginnastica e a diverse gare sportive.

  • Nell'area di curva verso il Tevere, i resti dello stadio sono stati studiati e conservati, a livello archeologico, nelle cantine dei palazzi poi sorti su questa area 

  • Presso lo stadio, sempre in Campo Marzio, Domiziano volle il suo Odeon, un teatro costruito dal celebre Apollodoro di Damasco, il massimo architetto romano a noi noto

  • Il teatro di Domiziano, che poteva ospitare da 8 a 10 mila spettatori, era prevalentemente dedicato a spettacoli musicali e di poesia 


Nerl V secolo, sia lo stadio di Domiziano, sia l'adiacente Odeon, entrambi ornati da una finissima architettonica, realizzata, pare, con il contributo del celebre Apollodoro di Damasco, erano ancora considerati una delle sette meraviglie di Roma.  Oltre che ospitare naumachie, gare ginniche e altre manifestazioni sportive, nel III secolo lo stadio, in seguito a un grave incendio che aveva danneggiato il Colosseo, per vari anni funzionò come anfiteatro.  

La cavea era profonda 25 metri alla base, e le gradinate poggiavano su due ordini di arcate, che formavano il prospetto interno, con semicolonne ioniche al piano terra, e corinzie a quello superiore. 









Ricostruzione dello Stadio di Domiziano.






Dal XVII secolo, nei sabati e nelle domeniche di agosto, la piazza, che allora aveva il fondo concavo, veniva riempita d'acqua e le navi da guerra dei principi e degli alti prelati si sfidavano in aspre battaglie con l'incitamento del popolo



LA FONTANA DEI QUATTRO FIUMI






















Il fiume Gange




Il Nilo










SANT'AGNESE IN AGONE






























Ercole Ferrata - Sant'Agnese tra le fiamme (1660)



SANT'ANDREA DELLA VALLE





















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